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CB FAMILY: Luca Amerio


CB FAMILY: Luca Amerio

Nessuno è perfetto, ma certe persone con le proprie virtù (in questo caso tante!) e i propri difetti (molti meno) sono in grado di rispecchiare a pieno l’essenza di qualcosa di cui fanno parte. Luca Amerio, in questo senso, non è solo un dirigente della prima squadra, ma un uomo così coinvolto, appassionato e partecipe delle dinamiche del PalaCollegno da impersonare le caratteristiche della nostra società. Del resto, basta leggere le sue parole per afferrare la sincerità del trasporto e dell’amore per i suoi “Tonni”. Non aggiungiamo altro: se vi interessa capire che cos’è il Collegno Basket, date una lettura a questa intervista…

Dirigente accompagnatore, quando serve allenatore, team manager e, soprattutto, tifoso appassionato. Qual è, tra tutti, il ruolo di Luca Amerio?

E, almeno fino all’anno scorso, anche addetto alle statistiche, addetto stampa, massaggiatore e magazziniere (sorride, ndr). Negli anni precedenti, persino compagno di squadra e capitano! Battute a parte, credo che il ruolo più giusto sia quello di Team Manager: mi adopero affinché il coach e la squadra debbano preoccuparsi solo di allenarsi e giocare. Al resto penso io, sia in relazione alle vicende essenziali, sia in ambito più ‘coreografico’. Il ritorno a Collegno va letto proprio in questa direzione, considerato che tra le necessità di una società seria rientrano un campo di gioco ed un settore giovani degni, e solo il Collegno Basket ha proposto di condividere il proprio patrimonio con me e Massimo Miglini. Relativamente al ‘coreografico’ mi spiace, ma per raccontare tutto quello che ci siamo inventati, e tutto quello che ancora ho in mente, una sola intervista non basta!”.

E’ evidente, però, che con questo gruppo si sia innescato un legame affettivo che va ben oltre il basket. Sarà anche per la cavalcata dello scorso anno, che ha portato alla promozione in C Gold, ma per chi ti vede lavorare appare evidente come consideri questa una vera e propria famiglia, più che una squadra…

Verissimo! E mi fa un immenso piacere che ciò si veda anche all’esterno del gruppo. Le ragioni di questa unione speciale, però, vanno ricercate un po’ più indietro nel tempo, e nello specifico al maggio del 2013, in occasione delle Finali Nazionali Under 19 Elite: senza cadere nel patetico, con coach Carbone e tanti dei giocatori e delle famiglie che oggi compongono la prima squadra di Collegno abbiamo vissuto un momento sportivamente drammatico, uno di quelli che ti unisce o ti separa per sempre. A noi è andata nel primo modo, tanto che io l’elenco di quei ragazzi l’ho tatuato sul braccio sinistro, perché, come dissi allora, a 80 anni vorrò continuare a ricordarmi di loro e di quella splendida stagione sportiva. Detto ciò, è innegabile che la promozione dello scorso anno e la nascita del mio piccolo Samuele – di cui tutti i ‘Tonni’ sono zii in pectore – abbiano rafforzato ancora di più questo nostro specialissimo rapporto. Ah, dimenticavo: coach Carbone è testimone di nozze di mia moglie…”.

E adesso il ritorno a Collegno, che non dovrebbe essere una novità assoluta per te. Che sensazione ti dà questo cambiamento?

Fino all’anno scorso ero Senior Manager presso una delle principali società di consulenza mondiali, quindi viaggiavo molto e non c’era niente di più bello del ritorno dopo una lunga trasferta. Ecco, per me la fusione con Collegno è stata un po’ come tornare a casa dopo un’assenza prolungata: ogni volta che metto piede nel corridoio degli spogliatoi del PalaCollegno rivedo il me stesso poco più che ventenne, che compila le statistiche su un tavolino dietro la panchina di casa. Ricordo come fosse ieri la partita di play-out contro Lucca a cui ho portato per la prima volta Jessica, la mia amica-non ancora fidanzata-ora moglie e mamma di Samuele, le ‘girate’ che il Presidente Garrone faceva fare al tavolo negli spogliatoi quando non si giocava bene (e, ancora oggi, il tavolo in questione ne mostra i segni!), il pubblico, allora come oggi numeroso ed appassionato, e tanti altri aneddoti simili”.

Passando al basket in senso stretto, l’inizio di stagione è stato certamente positivo. Senza parlare di ambizioni, che impressione hai avuto dal campionato e dall’impatto dei Leoni con la categoria superiore?

I ragazzi ed il coach mi hanno stupito ancora una volta. Pensavo che avremmo fatto molta fatica, visto che il campionato è composto da tre compagini retrocesse dalla Serie B, una che in Serie B ci vuole andare dichiaratamente da diverse stagioni, e da altre con nomi blasonati e fisicità di gran lunga superiore alla nostra. Invece siamo lì, nei piani alti della classifica, a giocarci tutte le nostre carte e, soprattutto, a guadagnarci il rispetto di chi partecipa a campionati di questo livello da molto più tempo di noi. Non so come andrà a finire, ma certamente al momento dobbiamo tutti essere orgogliosi del lavoro che stiamo facendo”.

Si dice che non bisogna smettere mai di sognare. Qual è la tua speranza per il futuro del Collegno Basket?

Cinque anni fa di questi tempi giocavamo in promozione nella palestrina di una scuola vicino a Novi Ligure, figurati se smetto di avere dei sogni proprio adesso… Quello più difficile da realizzare è arrivare in Eurolega ma, in attesa di poterlo fare per davvero, parto da due certezze: la prima è che, finalmente, dopo anni si può iniziare a pianificare la prossima stagione non nell’ottica dello ‘speriamo di riuscire ad iscriverci al campionato’, bensì chiedendoci ‘cosa vogliamo fare il prossimo anno’; la seconda è che in Piemonte, per compiere un salto di categoria, non serve tanto di più rispetto a quello che, per fortuna, abbiamo oggi (molto diverso, invece, è quello che deve accadere quando il salto sei riuscito a farlo). Dopo le vacanze di Natale ci siederemo intorno ad un tavolo con la dirigenza e, insieme, decideremo il da farsi”.

Ti salutiamo chiedendoti un pensiero a piacere, che non potrebbe che essere rivolto ai nostri tifosi…

Rivolgo ai nostri sostenitori un enorme ringraziamento per il sostegno che ci danno tutte le volte che scendiamo in campo. Dalla panchina li sentiamo chiaramente, ed è proprio vero che sono il nostro ‘sesto uomo’ in campo. Ai tifosi più piccoli, invece, dico tre cose: i ragazzi sono felicissimi quando gli chiedete di firmarvi le maglie, quindi continuate a farlo alle partite e, se volete, anche agli allenamenti; diventate dei bravi giocatori in fretta che io vi aspetto in prima squadra; non imitatemi quando mi arrabbio con gli arbitri: tutti hanno i loro difetti, ed io questo faccio proprio fatica a togliermelo…”.

Gianluca Tartamella