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CBFAMILY: Antonio Vertino


CBFAMILY: Antonio Vertino

Sarà perché c’è sempre e, praticamente, da sempre. Sarà perché difficilmente al Collegno Basket succede qualcosa che in qualche modo non passi dalle sue mani. Sarà perché ha l’incredibile dono di farsi volere bene, affrontando i problemi, le gioie e le sfide con lo stesso sorriso, ma il responsabile del minibasket Antonio Vertino è sempre più un pilastro insostituibile all’interno delle nostre dinamiche. Ecco le sue parole, la sua etica del lavoro e le sue speranze per il futuro…

Responsabile del minibasket e del marketing, ma anche curatore di moltissime iniziative realizzate dalla società. Come vivi il tuo ruolo?

“Con molto entusiasmo e passione, che sono il traino per svolgere questo ruolo al meglio. Mi piace essere al centro delle iniziative, perché le novità sono uno stimolo importante a non sedersi mai sugli allori e continuare a lavorare alla ricerca del massimo risultato. Sicuramente c’è tanto da fare, ma questo ruolo di responsabilità non mi spaventa per nulla, anzi mi carica moltissimo”.

Invertiamo le parti: se Antonio Vertino è un punto di riferimento assoluto per il Collegno Basket, cosa significa il Collegno Basket per Antonio Vertino?

“La mia vita. In questo momento dedico in pratica più di 12 ore al giorno al Collegno Basket. In alcuni casi, come nei weekend, spesso non bastano nemmeno le 12 ore: ma questo non è stancante, perché per fortuna intorno a me ci sono i bambini, che con un sorriso o un gesto sempre nuovo riescono a darmi continuamente carica!”

I numeri di quest’anno sono da record, tanto nel totale dei tesserati e delle iniziative, quanto nel coinvolgimento dei ragazzi. Qual è lo stato di salute del tuo settore minibasket?

“In questo momento siamo al top in ogni categoria: stiamo veramente svolgendo un grandissimo lavoro. Ringrazio tutto lo staff, che negli anni si è comportato in maniera eccellente. Non dimentichiamo che noi partiamo tutti gli anni da 30 ragazzini in meno, visto che la categoria esordienti esce dal minibasket con due squadre, e quindi per essere efficienti bisogna sempre rimpolpare il settore. Gli eventi di inizio anno sicuramente aiutano molto, ma è la quotidianità in palestra che fa veramente la differenza. Ce ne stiamo accorgendo in positivo ogni stagione che passa, anche dalle preferenze di alcuni ragazzi, che scelgono di venire da noi trasferendosi da altre società”.

Come si fa a costruire ciò che oggi è la realtà del PalaCollegno?

“Ci vogliono tanta costanza e tanto sacrificio da parte di tutti. Se non ci sono queste due componenti è impossibile progredire. In questi 8 anni si è creato un qualcosa di straordinario, considerando da dove siamo partiti. Come detto, è grazie al lavoro e agli sforzi che siamo arrivati ad avere qualcosa come 450 tesserati. A mio parere è un risultato straordinario, ma ovviamente non intendiamo fermarci proprio adesso. Anche i camp estivi sono una risorsa importante: durante l’estate passano dal PalaCollegno più di 600 bambini in 5 settimane e sono dei dati anche questi incredibili, considerando che molte società organizzano un proprio camp di riferimento. A conclusione, pattinaggio e tennis sono altre realtà che gravitano nel nostro universo e che stanno crescendo in maniera esponenziale. Alla fine dei conti, la qualità paga sempre”.

Tutti i giorni, quando arrivi in palestra e stai per iniziare un allenamento, cosa cerchi di trasmettere ai tuoi ragazzi?

“La passione che ho io nel fare il mio lavoro. Che sono la stessa passione e lo stesso spirito di sacrificio che avevo quando ero piccolo come loro e giocavo. Lo vedo negli occhi di alcuni bambini: vedo la loro voglia e la dedizione nel seguirmi. Capisco che per loro sono un punto di riferimento e non può essere diversamente, visto che passano molto tempo con me. Ciò mi inorgoglisce, ma mi impone anche delle responsabilità: so che prima di essere il loro istruttore sono il loro educatore, e quindi ‘educare’ è la prima cosa da fare!”

Negli ultimi anni sei stato presente e partecipe di un’esponenziale evoluzione. Se chiudi gli occhi per un attimo, cosa vedi per il futuro?

“Vedo un futuro radioso per questa società, ancora in forte crescita e con ampi margini di miglioramento. Ci stiamo ingrandendo sempre di più e tra poco speriamo quasi di avere il problema di dove mettere i ragazzi ad allenarsi (sorride, ndr), ma arrivare a tanto sarebbe davvero un sogno”.

Quale può essere un obiettivo da raggiungere nell’immediato e quale uno a lungo termine?

“Parlo in generale e quindi non mi soffermo al solo minibasket. Nell’immediato, c’è una squadra che ha seriamente la possibilità di raggiungere un traguardo prestigioso e straordinario, ma non dico nè chi, nè cosa per scaramanzia. Il futuro? nei prossimi 3 anni arrivare a 800 tesserati, che non penso sia una cosa impossibile, anzi… Credo che con la nostra base e le nostre qualità, gestione, presidente e staff sia un obiettivo realizzabile”.

Siamo ai saluti. Hai un pensiero libero da dedicare ai tuoi Leoncini?

“Divertitevi sempre, sia nelle vittorie, sia nelle sconfitte. Divertitevi perché è l’unica cosa che conta: vincere o perdere è solo un risultato che cambia lo stato d’animo momentaneo, ma non la voglia di divertirsi che avete e che dovete sempre avere. Prendo spesso come riferimento una frase del più grande giocatore di basket di tutti i tempi, Michael Jordan, che dice: ‘Ci sono molte squadre, in ogni sport, che hanno grandi giocatori, ma non vincono mai titoli. La maggior parte delle volte quei giocatori non sono disposti a sacrificarsi per il bene della squadra. La cosa divertente è che, alla fine, la scarsa disponibilità al sacrificio rende più difficile raggiungere gli obiettivi personali. È mia convinzione profonda che se si pensa e si ha successo come una squadra, i riconoscimenti individuali verranno da sé. Il talento fa vincere le partite, l’intelligenza e il lavoro di squadra fanno vincere un campionato’. Ai miei ragazzi non posso augurare niente di meglio che capire e interiorizzare questo concetto”.

Gianluca Tartamella